Saracen
Heroes, Saints And Fools
(1981, Nucleus)
Una curiosa sfaccettatura: un Heavy Metal molto melodico, ricco di tastiere e influenze Progressive.
Una godibile gemma nascosta, nonchè uno dei dischi più "open minded" della scena di quegli anni.
Voto: 71/100
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Mercyful Fate
Melissa
(1983, Roadrunner)
L'esordio al fulmicotone dei Mercyful Fate: un disco chitarristicamente spettacolare, con riff malvagi e affilati. Una delle più belle iconografie di quegli anni e, son certo, grandiosi anche sul
palco. Ben altro discorso, invece, la voce di King Diamond: coi suoi caratteristici falsetti c'è da farci l'abitudine.
Voto: 73/100
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Angel Witch
Angel Witch
(1980, Bronze)
Il miglior esordio della scena NWOBHM: riff-writing ai massimi del genere ad opera di un giovanissimo trio di Londra. Un album scuro, epico che gioca tutto nella prima metà della tracklist. E con
pregievoli armonizzazioni vocali, rare nel genere.
Voto: 77/100
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Savatage
Hall Of The Mountain King
(1987, Atlantic)
Una delle migliori risposte statunitensi alla NWOBHM, una manciata di anni dopo. Pregievole accoppiata dei due fratelli Jon (voce) e Criss (chitarra) Oliva; quest'ultimo morirà prematuramente sei
anni dopo, in un incidente stradale. Ottimo senso
della melodia di cui farà tesoro il Power Metal.
Voto: 78/100
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Venom
Welcome To Hell
(1981, Neat)
Beffardo a dirsi, ma questo è il disco più influente di tutta questa classifica. Di sicuro non se l'aspettavano quei tre ragazzotti di Newcastle: da quello che era un pretesto per far parlare di sè
(il Satanismo) è nato poi il Black Metal, il tutta la sua iconografia e
attitudine. Uno dei più bei cortocircuiti della storia del
Rock, in unesordio ignorantissimo e tutto di pancia.
Voto: 80/100
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Manowar
Hail To England
(1984, Music For Nations)
I più tamarri di tutti: machismo e testosterone come nessuno osò fino ad allora, che valse loro la fanbase più devota di tutti e la creazione di un sottogenere ad hoc, il cosidetto Epic Metal.
Davanti a un disco del genere qualsiasi marcia militare e canto di guerra
scompare, un format su cui i Manowar camperanno per
altri vent'anni. Insomma: una cartolina di quando la
cultura Woke non esisteva ancora, lol
Voto: 83/100
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Iron Maiden
Powerslave
(1984, EMI)
Va beh, gli Iron Maiden li conoscono anche i sassi, quindi mi limiterò a dire che quest'album se la vince come il più intelligente, il più nobile e se vogliamo anche il più Progressive nelle
influenze. Una tracklist che vanta alcune "hit" onnipresenti nelle scalette della
band, e una suite di chiusura maestosa.
Voto: 83/100
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Ozzy Osbourne
Blizzard Of Ozz
(1980, EMI)
L'album d'esordio di Ozzy solista rappresenta una rinascita sia artistica, sia personale. Il sodalizio con il chitarrista Rhandy Rhoads consegnerà alla storia due capolavori del genere (questo, e
Diary of A Madman) ma durerà solo due anni, a causa della morte
prematura del chitarrista. Ottimi momenti anche di
tastiere.
Voto: 85/100
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Judas Priest
Defenders Of The Faith
(1984, CBS)
Forti di un successo anche negli Stati Uniti, i Judas Priest sigillano la NWOBHM degli anni '80 con questo capolavoro. Una tracklist solidissima, tant'è che molti brani di questo album diventeranno
un must dei loro concerti, e l'album sarà un successo
milionario di vendite che andrà ben oltre la subcultura
di appartenenza.
Voto: 85/100
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Dio
Holy Diver
(1983, Warner B)
Senza indugio, la più grande voce di tutto l'Heavy Metal. L'esordio di Ronnie James Dio è un' ode all'epica; il comparto strumentale è di una sinergia magica, e il songwriting vanta una poetica senza
pari nel genere. Nel Metal tutto, pochi album sono in grado
di equiparare la passione che emerge da questo disco.