Psichedelia anni Settanta, Pure British Style, sonorità orientali uniti ad un gusto contemporaneo, sono questi gli elementi perfetti che
contraddistinguono The Selfish Cales: gruppo emergente Made in Turin composto dal “clan” Cale, ovvero Gabriel (voce e prima chitarra), Andy (voce e basso), Lawrence (batteria) e Albert
(tastierista multiforme che, oltre al classico pianoforte, si applica con destrezza all'organo, mellotron, rhodes).
Nata nella primavera 2010, la band torinese ha già determinato il proprio concept stilistico che richiama un sound marcatamente psichedelico, misticheggiante e indianeggiante, mescolato a melodie
rock-pop provenienti da ambienti UK. La musica dei Selfish Cales, però, non è solo un viaggio vintage nei mitici 60's e 70's. Il loro background musicale infatti è ben percepibile – lo stile
floydiano con un pizzico di Genesis, i sessantini The Kinks, l'acustica dei Fab Four, specialmente quella del beatle discreto, George Harrison – ma la particolarità del gruppo rimane quella di saper
attingere dal passato per rinnovarlo, successivamente, in un estro dei giorni nostri.
Una grande qualità quest'ultima che si coglie nei due Ep finora rilasciati in download gratuito e totalmente autoprodotti. Iniziamo dalla seconda produzione con l’ascetica Psychedelic
Eyeche propone un viaggio acido, in una sorta di “litania” dove i sensi possono perdersi. State of Etenity poi riconduce ad un’atmosfera malinconica anni Settanta che insieme a Light
Worms & Old Dancing Ladies, The Machine e Black & White Rainbow ci trascinano nella ricerca del “nirvana-musicale”: un piacere unico per l’udito, un movimento lento per il
corpo e ritornelli che echeggiano per la mente.
Il primo Ep, invece, è più rock, adrenalinico, scattante, esuberante e più energico. Set Us Freestupisce e ammalia, lasciando poi spazio allo struggente “girl why are you screaming?” cantato
in Peeping John, alla delicata cover Wait di Rubber Soul dei Beatles (una melodia a dir poco godibile). Si finisce con Keep On, in cui rock britannico richiama alcune sonorità dei
Blur e il Britpop dei Franz Ferdinand, e con Imaginary Journey: un’esperienza contemplativa, una meditazione trascendentale … come i Beatles nel 1968 in India, in questo brano i Selfish Cale
hanno “incontrato” la spiritualità del Maharishi!
Oltre alle grandi doti musicali (testi e musica proprie, in una perfetta lingua inglese), The Selfish Cales spiccano anche per la loro cura estetica (fattore spesso trascurato dagli emergenti). Il loro polistrumentismo – farcito sia da strumenti “usuali” sia dal sitar indiano, tanpura e da tastiere popolari tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà degli anni Settanta – aiuta a esprimere le sonorità cercate idealmente, ma agevola pure la comunicazione “nomade” della band, in bilico tra occidente/oriente e tra passato/presente. Il loro aspetto, inoltre, è un tuffo nello Swinging London: foulard a stampa kashmir al collo, occhialini affiorati dalla Beat Generation, capelli e basette che ricordano l'impronta dei primi Rolling Stones, The Troggs e The Byrds. Splendido il video di Psychedelic Eye che ricorda la freschezza dei video Oasis anni Novanta e insegna, al mondo discografico, che per essere un buon prodotto musicale basta la cultura e la creatività. Ottima infine le cover degli Ep, impaginate secondo un glamour acido!
Responso: i quattro Cale hanno ottime potenzialità per affermarsi nel sistema, l'unica perplessità è … la (povera) cultura musicale italiana, su larga scala, accetterà questa band poliedrica? Spero proprio di sì, anzi non vedo l'ora di poter acquistare un loro album!
Voto: 9
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I torinesi Selfish Cales sono giovani ed entusiasti. Memori della tradizione psichedelica/garage locale (qualche nome: Fantom’s e Astrali negli anni 60, The Sick Rose e No Strange negli 80) propongono un gradevole secondo EP, dalla copertina ispirata a “Disraeli Gears” (1967) dei Cream. Nessuna traccia di blues, sebbene psichedelico, qui, però: semmai ai Selfish Cales interessano immaginario e clima sonoro di quel periodo in cui il garage rock Sixties si colorava di bagliori acidi. Per cui qui si sentono echi dei primi Pink Floyd di “The Piper at the Gates of Dawn” (in “Light Worms & Old Dancing Ladies”) come brani in puro stile garage come “Psychedelic Eyes”, scelta per il bel video, semplice eppure d’impatto.
Ma il biennio 1966/1967 è per forza filtrato dai revival psichedelici posteriori: ecco che l’esempio degli anni 90 si affaccia tanto in “The Machine” e “State of Eternity”, dove la musa ispiratrice sono i Kula Shaker (con tanto di ritmo reggae), quanto nella conclusiva “Black & White Rainbow”, dove è trasparente il modello shoegaze di Ride o Chapterhouse. Proprio “Black & White Rainbow” è di gran lunga il brano migliore dell’EP: è qui che il delirio psichedelico fa il suo dovere, tra cori celesti e chitarre infiammate. A giudicare anche dal video di “Psychedelic Eyes”, i Selfish Cales probabilmente sono un’ottima band live, ma su disco non riescono ancora a rendere la carica aggressiva e il sacro fuoco psichedelico che dovrebbe infiammare ogni loro brano.
La molteplicità delle influenze, pur di genere, è senz’altro un tratto positivo, ma deve ancora amalgamarsi in una proposta compiutamente originale, per quanto qua e là la band faccia intravedere
la propria personalità. EP consigliato agli amanti del genere, perché indubbiamente gradevole, ma per molteplici motivi ancora lontano dai vertici di altre proposte italiane di ambito
psichedelico.
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I would like to introduce "The Selfish Cales”, an unsigned Psychedelic Rock/Pop band from Turin Italy. The band formed in 2010 and composed more than fifteen songs that play in a lot of Turin live clubs. First I saw the video, is so usual, there is nothing special, but in the middle of the songs, they caught me out, The Selfish Cales play some solo part by part, from guitar, bass and drum, in line with psychedelic keyboard sound, They play with great skills and attitude, really mixed and blended with the ambient of the song.
I think they are so genious, The Mars Volta must be their main influencer, they tag as a Psychedelic Rock/Pop band, for me they play more experimental, more than Psychedelic Rock/Pop band.
Dopo due EP li aspettiamo al varco con un album intero che dimostri in maniera definitiva la loro maturità.
Attivi da poco più di un anno grazie a una serie di incontri virtuali sul Web, i The Selfish Cales hanno già all’attivo un Ep e un cambio di line-up, prima di arrivare a questo II.
Il sound è chiaramente di stampo psichedelico fine anni ’60, riletto in chiave moderna. State of Eternity sembra la colonna sonora della Londra di quel periodo, con tanto di sitar, ed anche l’impatto acido di Psychedelic Eyes rimarca chiaramente quali sono le intenzioni della band. Di questo brano esiste un gradevole videoclip, che potrete vedere in questa pagina.
I Selfish Cales si dimostrano sicuri e consapevoli del loro sound musicale, senza strafare ma impostando i brani con una meticolosità inserita al punto giusto.
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