Gli anni Sessanta come stella polare (o cometa) che segna la via, una via però lastricata, neppure fossimo ne Il Mago di Oz, di una buona dose di psichedelia. Eccovi "Haapsalu" dei the Selfish Cales. Il gruppo di Poirino, ormai non nuovo a questo tipo di orizzonti, torna con un nuovo album veramente ben fatto e che si lascia ascoltare più e più volte. Anzi non bisogna neppure aspettare troppo tempo per esprimere un giudizio sui torinesi: già con "Baltic Memories" il ritmo è quello giusto, il groove c'è tutto e le sonorità sonorità Garage-Psych. Certamente la band sa il fatto suo ed è perfettamente conscia di muoversi in un territorio noto, in cui trovarsi a proprio agio ma anche, contemporaneamente sperimentare e lasciarsi andare. Sperimentazione e libertà di composizione che si segnalano nei momenti più aperti dei "pezzi" e dell'album in generale, in cui al groove si passa al più puro verticalismo lisergico.
Questo è il caso del quinto pezzo, il nostro preferito, "Winterfell", titolo magnifico fra l'altro. Qui siamo di fronte davvero ad un lavoro di spessore, dove the Selfish Cales cesellano una sorta
di armonia corale per chitarra e voce di grande, grandissimo impatto. Sicuramente non è questa la musica che va più di moda in questo periodo ma, in fondo, ce ne può beatamente anche importare poco:
il suono e così caldo e la psichedelia è così dolce che è una gran figata attraversare questa strada lastricata di mattoni gialli, no?
https://www.rockit.it/recensione/42745/theselfishcales-haapsalu
The Selfish Cales presentano il loro terzo album: "Haapsalu", in uscita per Volcano Records. Haapsalu sembra essere una remota località estone da cui Andy Cales ha preso ispirazione per il proseguo del progetto, caricandosi sulle proprie spalle il pesante compito di perseguire la storia che l'ha reso ormai l'unico protagonista. I The Selfish Cales infatti si presentano a quest'ultimo appuntamento con tutt'altre sembianze, anfratti temporali hanno portato la formazione ha subire diversi e sostanziali cambiamenti: la nuova line-up, con il ritorno di una formazione a quattro elementi, presenta Giuseppe Floridia al basso/cori, Alberto Rocca alle tastiere/cori, Luca Zanon alla batteria ed Andy Cale alla chitarra e voce.
Si presentano come band psych rock che però presenta molte influenze tra le quali progressive rock, un richiamo al jazz (soprattutto nella ritmica) e un basso orientato a sonorità e riff piuttosto funky.
Si nota un netto cambio di rotta rispetto alle sonorità dei precedenti lavori dei Cales, ritrovando in questo loro ultimo pargolo una direzione ostinata verso il progressive. Un plauso personale al bassista Giuseppe Floridia che dona nuova linfa e movimento ai brani di "haapsalu" con una ricercatezza del suono notevole e dei riff a cavallo tra psych e funky. Davvero ben riuscito. L'album si presenta con brani molto articolati nel loro complesso, si apprezza la ricercatezza nella struttura musicale e l'estrema versatilità di tutti gli strumenti utilizzati volti ad un'unica causa. Trovo che alcuni di essi abbiano una durata eccessiva, ma nell'insieme è un dettaglio che poco si nota. Alcuni schemi ed alcune strutture musicali (tra cui svariati bridge per passare da una parte all'altra del brano) risultano non nuove all'orecchio, ricordano dettagli già sentiti.
Il prodotto finale è curato nei minimi dettagli, poco è lasciato al caso. La ricercatezza delle giuste e più adatte sonorità è una caratteristica di spicco che contraddistingue quest'ultimo lavoro dei Cales, infatti l'uso di svariati strumenti oltre a quelli sopracitati alza notevolmente l'asticella a loro favore. Particolare plauso ai brani: Baltic Memories, Haapsalu e Beyond The Last Horizon. Davvero notevoli a timpani ben allenati.
"Haapsalu" presenta la voglia di continuare il ciclo di sperimentazione musicale che ha caratterizzato l'evoluzione dei The Selfish Cales durante la loro carriera, risulta un lavoro potente, ben studiato e ben riuscito. Nulla è lasciato al caso e i dettagli che spiccano durante l'ascolto non possono far altro che confermare il notevole risultato di questo loro ultimo lavoro.
Bert
Davvero ben riuscito il terzo album dei Torinesi The Selfish Cales, che con questo “Haapsalu” ci propongono un bel disco di musica fondamentalmente progressive, con una passione per lo stile anni
70, che qui emerge prepotente tra le psichedelie e il groove della musica.
Se infatti l’accoppiata di canzoni d’apertura ci mostra una band che suona groovy ma anche molto umorale, specialmente nei momenti più acustici, è la vena progressive tipo Tangerine Dream che va a
instaurarsi nel songwriting di quest’album a partire dalla terza canzone, meno elettrica e con l’aggiunta di un flauto, anche se lo stile varia ancora in “Beyond the last horizon” che ricorda i Rush,
arrivando ad esempi vincenti e molto ispirati come la splendida “Winterfell”, dove prog e funky si alternano tra di loro in maniera stupefacente, o la più jazzata “Chestnut maze”, che costituisce
un’altra, ennesima, prospettiva da cui analizzare la musica dei The Selfish Cales, passando per gli episodi più rockeggianti di “Kaspar Hauser”, o nella grande e più cupa “You can’t sit with the
sabbath”, un brano che riesce a tributare i Black Sabbath nei mood senza scadere in pacchianate tipo plagi o citazioni tanto discrete quanto fini a sé stesse, il tutto per un risultato finale che
sinceramente lascia di stucco. Ok, che questi ragazzi sono al terzo album e quindi sarebbe normale pensare che la loro musica sia ormai collaudata e strutturata, ma la maturità qui raggiunta è a
livelli molto alti e impressionanti, che prendono l’ascoltatore, lo disarmano e per tutti e 48 i minuti di musica lo accompagnano con sé in un caleidoscopio di moods vorticoso, lasciandolo spiazzato
e che può solo applaudire davanti a una simile avventura. Per gli amanti del prog rock anni 70, senza dubbio. Fatevi un bel regalo...
Voto: 81
http://www.metalwave.it/recensione.php?id=8666
C’è chi dopo un viaggio si riguarda le foto, e magari se le stampa anche, e c’è chi invece delle foto si stampa un disco. È il caso della band che ascoltiamo oggi, che ispirata da posti visitati
da’ alla luce un bel lavoro da studio. Giunti al terzo album, i torinesi The Selfish Cales ci presentano “Haapsalu” (titolo che prende il nome dalla località dell’Ovest Estonia), con una line-up
tutta rinnovata. L’album scorre fluido, nel cantato in inglese e nelle parti ritmiche, nell’uso di sintetizzatore e del basso protagonista. L’attitudine a sperimentazioni sonore non ferma la vena
creativa dei The Selfish Cales, che osano quel tanto che basta a rinfrescare sempre il proprio bagaglio artistico. Le nove tracce dell’album sono un mix di sonorità, che ci portano sulle onde in
stile Beach Boys o in atmosfere più sintetiche e armonizzazioni vocali (come nella traccia “Winterfell”). L’album si apre con un bella e nostalgica “Baltic Memories”, con echi anni settanta. La
titletrack è molto accattivante, in cui chitarre e batteria vanno all’assalto dell’ascoltatore. “Beyond The Last Horizon” ci rapisce con la sua psichedelia pura, mentre “Smokey Shades” vive sui tasti
del pianoforte, così come in “Fairytales, Nowadays”, in cui si inserisce anche una poderosa chitarra sul finire del pezzo. A chiudere il terzo album della band ci pensa “You Can't Sit With The
Sabbath”, una traccia suggestiva, intensa, con un carisma molto forte. In sostanza un bell’album, che denota una pregevole fattura.
http://www.melodylane.it/NEWSITO/index.php/recensioni/recensionialbum/634-the-selfish-cales-haapsalu?fbclid=IwAR3nRrLDyvlO8Iy_mOmmSII5veLa3GxPeutWi2FafnQkC8KjbhGBVunq8DA
Greetings from Metalheads Forever Magazine, I’m Keith, how are you guys doing?
Hey there, thanks for the invitation! In these days we are busy with some press feedback around our latest album, and we’re very glad about it. But we also started to work to what will come after
“Haapsalu”, with some new compositions that we are assimilating in our rehearsal room.
“Haapsalu” was released in October, how is the overall reception and how do you feel about the album in its entirety?
We are satisfied especially about the feedback from the web: many interviews arrived in the latest weeks, and some gratifying reviews especially from Italian webzines. In the latest days, also the
first feedback from the country protagonist of the album: Estonia. I’m very tenderhearted to the feedback that come from there, due to the crucial relevance that Estonia had in the conception of this
album.
“Haapsalu” is the town in Estonia, does it refer the same thing in your album?
Of course: there’s only one Haapsalu in this world!
Haapsalu is a small town in the West Estonia, facing the baltic sea, with a population of about eleven thousand inhabitants. The album also refers to the capital – Tallinn – and widely to Estonia
(Baltic Memories), and I find that most of the album is permeated by sort of that particular Northern Spirit.
What is the concept behind the album “Haapsalu” would you be interested to tell about it?
Well, I discovered Estonia (and, consequently, Haapsalu) through one of my nightly searches on Wikipedia and Google Maps, around uncommon countries and Regions in Europe; I’ve always been charmed by countries from the Northern and Eastern Europe, especially around the Baltic Sea. All started just out of curiosity!
That curiosity led my to plan my summer holiday in Estonia, three years ago, with also a short excursion to Finland (Helsinki) by ferry. That journey gave birth to the album, starting by the
intense mood that aroused me: a deep sense of calm and harmony. Haapsalu in particular: it has a magical spirit, full of romanticism. It was a renowned summer resort during the XIX century and,
despite the loss of that kind of massive tourism through the centuries, it keeps a surprisingly unchanged elegance and gracefulness.
How do you guys feel to work with VolcanoRecords/Alpha Omega Management?
We are glad about our collaboration with Volcano Records: they are a bucking and brave reality in the Italian Music scene. While most of the Italian labels are addicted to ephemeral and trendy sounds, Volcano Records remains faithful to authentical Rock and Metal artists.
What are the upcoming plans in 2019 for the band?
We’ll continue to accompany the promotion of our new album mainly, and start with new compositions: these new compositions are the firsts that involve directly the new line-up! Some gigs are
scheduled for the next year in the north-west of Italy, and we hope to expand our live activity in the future.
How was “The Selfish Cales” born, and please tell us about the band?
Basically, the Selfish Cales were born on 2010, thanks to a lucky meeting between me (Andy) and Gabriel Cale, which was the founder and historical frontman of the project. The project started from a Garage Rock-oriented sound, evolving through the years in a more psychedelic and articulated sound.
This was made possible especially by the introduction of keyboards in the line-up (Hammond Organ, Electric Piano, Mellotron, Clavinet) and the Indian Sitar, featured in two songs of our second album “Throw Your Watch To The Water” (Record Union, 2015).
During these eight years we released two EP’s (plus one spin-off cover EP), two LP’s and various videoclip available on Youtube, plus about seventy gigs (mainly in the north of Italy).
There was a big lineup change that happened in 2017, was there any impact or the band really needed this change?
Yes, the actual line up was born about two years ago. During the summer of 2016 the previous line-up disbanded: I was the only member left of the project, because of the professional needs of Gabriel (he’s also a cook), and…Sarah, who was also my girlfriend, became the ex-girlfriend few months later. In any case, two happenings not related! (laughing, Ed. )
In fact Haapsalu, our latest album, has been recorded before the line-up break happened in summer 2016, and was yet recorded by the previous line-up: me, Gabriel Cale (as drummer) and Sara Gregori (bass).
I wish many years of collaboration to my actual bandmates, with whom I’ll perform the new songs live and I have already started the composition of new songs: Peppe Floridia (Bass, vocals), Luca
Zanon (Drums), Alberto Rocca (Keyboards, vocals)
Thanks so much for your time with us, Would you like the share a few words for the fans and readers?
Thanks to all the people who spent some first feedback and their appreciation during this first period from the release of Haapsalu! To everyone else, you can find all our discography in the main digital stores and in our website. A new single from the album will be released in Youtube at the end of this year!
I would also like to thank to Enrico Basso, one dear friend of mine, who gave a huge contribution to this album playing all the keyboards. My thanks to Estonia itself, of course, and thanks to my
girlfriend Marzia who is super-skilled in English and always does a grammatical revision of what I write, as in this case!
http://www.mhf-mag.com/content/interviews/interview-with-the-selfish-cales/?fbclid=IwAR29x8KflUeLbg2klBYpoYBZL04tqn7dhcmEkliR8-6bwhnkaIgcZ_N4VzQ
Haapsalu era sino ad oggi solo una località dell’Estonia. Ma oggi è anche il titolo e il core dell’ultimo lavoro dei The Selfish Cales, torinesi dal cuore psichedelico e dalla rinnovata formazione che licenziano un disco dai contorni interessanti e della buona coralità musicale. Per chi ama Ray Daytona, ma anche chi si ricorda dei Lemonheads e, andando a ritroso, anche di una psichedelia beat anni ’60.
Si tratta di esperimenti poco praticati in Italia, ma che quando riescono, come con i nostri The Selfish Cales, sono un variopinto e colorato molo dove poter attraccare su linee pop rock, progressive basi armoniche, e il caro vecchio mellotron a farla da padrone. Preda di linee di piano e coralità, vedi la titletrack, il loro cantato in inglese è freso come e loro camicie da surfisti e il loro amore per i Beach Boys, riletti spesso in una chiave più moderna e con un’endorfina che premia le line di basso.
Sul podio di un ipotetica classifica dell’album delle dieci canzoni di “Haapsalu”, che nasce proprio dopo un viaggio in Estonia, salgono le schitarrate acustiche e la collaborazione femminile alla voce si Winterfell, ma anche il coro accattivante di Fairytales Nawadays, senza dimenticare però la salsa rock iniziale di Kaspar Hauser. Parliamo di un brano che usa effetti chitarristici e dilatazioni sonore dense di ritmici psichedelici, dal titolo a noi misterioso e dalla ritmica convincente. Che sia il sole della California o il tramonto di Haapsalu non importa, con la musica si va lontano, e con i The Selfish Cales ci si imbarca su musiche perfette per festival come Zuma e per ascolti dinamici.
A quando il prossimo viaggio? A quando il prossimo disco?
http://www.thefrontrow.it/the-selfish-cales-la-recensione-di-haapsalu/?fbclid=IwAR10jzeuncNymMCADwL7sqpwNjt1ApXK_o6-0wurVilvyHsRGz8WRAywA_s
Itaalia bändi The Selfish Cales laulja Andy Cale oktoobris ilmunud albumit on mõjutanud Haapsalu, kirjutab Õhtuleht.
„Plaadi nimilugu „Haapsalu” on mõnus meenutus kolme aasta tagusest augustipäevast, mil istusin Tšaikovski pingil ning vaatasin Läänemerd,” ütles Cale Õhtulehele.
Huvi Eesti vastu sai alguse uudishimust. „Mulle on alati huvi pakkunud Põhja- ja Ida-Euroopa riigid, eriti Läänemere-äärsed,” ütles Cale.
Kolm aastat tagasi Eestis olles veetis Cale ühe päeva Haapsalus ja Lääne-Eestis. „Haapsalus on maagiline õhkkond, mis on täis romantikat. Kuigi sajandite jooksul on turistide hulk vähenenud, on linnas siiski üllatavalt muutumatuna püsinud elegants. Kuna elanikke on Haapsalus vähe, pole kuskil suuri rahvahulki ja promenaad tekitas minus sügava sisemise rahu,” ütles Cale.
Haapsalu jättis muusikule niivõrd sügava mulje, et bändi uue albumi kaanel ilutseb Haapsalu raudteejaam.
https://online.le.ee/2018/12/07/itaalia-muusiku-albumit-mojutas-haapsalu/?fbclid=IwAR3o8n6rRv1Vu3bOBQrdntYHsx5MNVGW8VIEdSru0tORRMPdjOoNWbuq4Ik
Comme le nom de leur troisième album, en référence à une ville estonienne posée au bord de la Baltique, ne l'indique
absolument pas, The Selfish Cales est un groupe italien originaire de Turin formé en 2010 et qui a subi de nombreux changements de line-up, au point que l'on ne sait plus très bien qui
intervient exactement sur cette nouvelle production, le site du groupe annonçant une nouvelle formation depuis 2017, tandis que l'on entend clairement ici l'ancienne chanteuse qui a quitté le groupe
fin 2016. Tout ceci est encore un peu plus compliqué par le fait que les membres originaux du groupe se sont tous affublés du patronyme de Cale ! Une seule certitude, l'un des deux fondateurs, Andy
"Cale" est toujours à bord de l'embarcation, mais avec quels matelots ?
Avant même d'en écouter la moindre note, il semble plutôt facile de catégoriser la musique du quatuor à la simple vue des artworks qui couvrent les pochettes de leurs différents albums : psychédélique ! Et une fois passées les quelques mesures qui introduisent 'Baltic Memories' et qui nous envoient sur une fausse piste menant à Genesis, nous voilà plongés effectivement en pleine effervescence psychédélique, le chant d'Andy Cale en étant le principal marqueur, avec ses accents nasillards et un doublement fréquent à la tierce. D'un caractère nerveux, les neuf titres font la part belle aux instrumentistes, avec en premier lieu un bassiste qui malmène son instrument telle une guitare, produisant des lignes virevoltant dans tous les sens. Bien soutenu par un clavier 70's, les deux se taillent la part du lion et donnent une solide assise aux différentes compositions que la guitare vient enluminer de quelques soli bien troussés. L'ensemble renvoie inévitablement aux pionniers du genre, et le refrain de 'Beyond the Last Horizon' se colore de forts accents floydiens époque "The Piper at the Gates of Dawn", tout en suivant une rythmique effrénée qui en finit même par être étourdissante. Cette frénésie se retrouve entre autres dans le conclusif 'You Can't Sit With the Sabbath' dont l'emballement final ébouriffant nous emmène quelque part aux confins de la folie. Folie que l'on retrouve dans des hurlements d'Andy Cale sur 'Winterfell', ce qui m'amènera tout droit au principal reproche concernant cet album : "Haapsalu" nous révèle des instrumentistes talentueux au service de compositions plutôt bien troussées, mais en partie gâchées par un chant parfois très limite et surtout très caricatural de l'époque à laquelle il se réfère. Reste au final une galette que les plus curieux pourront écouter, sans certitude d'en garder un souvenir impérissable. http://www.musicwaves.fr/frmReview.aspx?ID=17638&fbclid=IwAR0mpBXwGUO_ZBUR388InNrnd86Oe3k04qcREaaO0IdX5hz2DhsXVyFCfAs |
„Olen ääretult tänulik iga tagasiside eest inimestelt, kes on pärit just sellest riigist, mis meie albumit inspireeris. Mulle meeldib mõelda, et plaadi nimilugu „Haapsalu” on mõnus meenutus kolme
aasta tagusest augustikuu päevast, kui istusin Tšaikovski pingil ning vaatasin Läänemerd,” räägib Itaalia bändi The Selfish Cales laulja Andy Cale oktoobris ilmunud albumist, mille kirjutamiseks
andis tõuke just Eesti.
Lisaks „Haapsalule” on Eestit mainitud ka loos „Baltic Memories”. „Mõned Itaalia arvustused on ebahariliku asukoha ära märkinud küll. Kuna album ilmus alles hiljuti ning oleme seda promonud peamiselt
Itaalias, on siinne artikkel üks esimesi tähelepanuavaldusi, mis Eestist saanud oleme,” tunnistab Cale.
Andy räägib, et huvi Eesti vastu sai alguse uudishimust. „Ükski inimene mulle Eestit ei tutvustanud. Avastasin selle riigi ühel õhtul, kui uurisin Vikipeediast ja Google Mapsist Euroopa vähemtuntud riikide kohta. Mulle on alati Põhja- ja Ida-Euroopa riigid huvi pakkunud, eriti Läänemere-äärsed.” Uudishimu viis aga selleni, et muusik veetis lausa oma suvepuhkuse Eestis. „Kolm aastat tagasi jõudsin augustis lõpuks sinna. Tulin koos oma tollase tüdruksõbraga, kes sel ajal ka bändis basskitarri mängis. Käisime ka lühikesel ekskursioonil Soomes,” meenutab ta.
„Eestis olles käisime ühel päeval Haapsalus ja Lääne-Eestis. Haapsalus on maagiline õhkkond, mis on täis romantilisust. 19. sajandil oli see tunnustatud kuurortlinn ja kuigi sajandite jooksul on turistide hulk märgatavalt vähenenud, on linnas siiski üllatavalt muutumatuna püsinud elegants. Kuna elanikke on Haapsalus vähe, mistõttu pole kuskil suuri rahvahulki, tekitas ka promenaad minus sügava sisemise rahu,” sõnab Cale. Haapsalu jättis mehele lausa niivõrd sügava mulje, et bändi uue albumi kaanel ilutseb just selle linna raudteejaam. „Ülejäänud aja veetsin Tallinnas, kus külastasin ka Rocca al Mare vabaõhumuuseumit. Muide, Rocca al Mare on itaaliakeelne fraas ja tähendab otsetõlkes merepealset kindlust,” avaldab Andy.
Itaallast võlub Eesti tervislik ja vaikne elustiil
Muusik tunnistab, et on meie kodumaast sügavalt lummatud. „Olen Eestis leidnud vaikuse ja korra, mis sobib ideaalselt minu loomusega. Siin saab elada palju tervislikumat ja vaiksemat elustiili kui Itaalias, sest inimesed on tagasihoidlikumad ja peenetundelisemad, samuti on teil palju vähem liiklust. Itaallaste jaoks on selline eluviis tänapäeval pooleldi utoopiline. Minu nohiklikku poolt üllatas ka Eesti tehnoloogiline areng, näiteks digiallkirja andmine. Samuti on Eestist alguse saanud rahaülekandeteenus TransferWise,” räägib Andy. „Kui Itaalia meedias Eestist räägitakse, mainitakse alati riigi majandussüsteemi ja heas mõttes bürokraatiat, mis on Euroopa parimate seas,” lisab ta.
Olgugi, et Cale on Eesti kultuurist ja loodusest lummatud, vajab ta mõtlemisaega, et eestikeelseid sõnu meenutada. „Loomulikult tean sõna „tere”, lisaks ka „rosolje” ja „teletorn”.” Samuti kiidab ta kohalikke muusikuid. „Pärast oma reisi uurisin Eesti bändide kohta ja leidsin selliseid ägedaid artiste nagu J.M.K.E., Pia Fraus, Metsatöll ja In Spe,” sõnab mees.
„Kavatsen paari järgmise aasta jooksul kindlasti Eestisse naasta. Olen siiani tutvunud vaid väikese osaga teie riigist ja kindlasti on veel peidetud aardeid, mis avastamist ootavad. Eriti
huvitavad mind Pärnu ja Saaremaa, kuid olen avatud kõikidele ettepanekutele!” ärgitab Andy kohalikke talle soovitusi jagama. „Ühtlasi, kas keegi suudaks mu tüdruksõpra veenda Eestisse tulema?
Erinevalt minust pelgab ta väga külma. Kuid mind mõjutas albumit kirjutama just suur rahutunne, mis minus reisi ajal tekkis, ja täpselt paras temperatuur – itaallane pääses lõpuks palava, niiske ja
kaootilise suve käest.”
https://www.ohtuleht.ee/909938/itaallane-kirjutas-albumi-mida-on-mojutanud-eesti-haapsalu-promenaadil-tekkis-minus-sisemine-rahu?fbclid=IwAR0P5VVQTqgrYKDm5HV-Dj9I6_y2RUtAlSC-d8XNfOpdCTln2nkPp9wrAmc
Haapsalu è il terzo album di The Selfish Cales, in uscita per Volcano Records. Frutto di un cambio pressoché totale di line-up avvenuto negli ultimi due anni, con Andy, unico membro rimasto dalla line up originaria, presenta con la nuova formazione un'intensa virata del sound: molte le tastiere e le armonizzazioni vocali, in territori a cavallo tra psichedelia e progressive. E un suo personale saluto al basso, qui suonato per l'ultima volta in tutto l'album.
Sullo sfondo, quindi, Haapsalu: un paesino di undicimila anime a Ovest dell'Estonia affacciato sul Mar Baltico, protagonista d'un viaggio che ha influenzato tutto il percorso dell'album.
Baltic Memories apre il disco con una bella dose di nostalgia, non soltanto baltica, ma anche sonora: ci sono molti riferimenti Seventies nell'arco di un brano quasi progressive.
C'è il pianoforte a furoreggiare nel mezzo di Smokey Shades, che comunque riserva spazi ben determinati anche per la chitarra elettrica.
La title track Haapsalu si struttura per ondate sonore, con trame fitte di chitarra e un drumming adeguatamente rumoroso.
Si cavalca su scie psichedeliche con Beyond the last Horizon, in cui la chitarra sfoggia tutto il proprio repertorio.
Fasi differente e anche passsaggi vintage di tastiere all'interno di una scintillante Winterfell.
Si entra nel labirinto con Chestnut Maze, fatto di una selva molto consistente di suoni e di ritmi, affollati con in un viaggio in metropolitana all'ora di punta.
Il pianoforte si incarica di tracciare una linea iniziale per Fairytales, Nowadays, prima che la chitarra prenda di nuovo il sopravvento.
Kaspar Hauser è un po' più moderata e fa riferimento (alla moda dei gruppi prog) alla vicenda ottocentesca del personaggio del titolo, misterioso sconosciuto apparso a Norimberga e cresciuto in una cella buia e isolata, al centro di libri e film.
Si chiude con You can't sit with the Sabbath, pezzo particolarmente altisonante e dall'andatura epica.
Disco potente e ben suonato quello di The Selfish Cales, che pur mutando struttura della band non hanno smarrito la voglia di sperimentare con i suoni e di spingersi sempre più in
là.
https://www.musictraks.com/the-selfish-cales-haapsalu-2/
Questo terzo disco autoprodotto dei The Selfish Cale, Haapsalu, è un ascolto molto variegato e piacevole. Si tratta di una formazione torinese vicina a tematiche prog rock anglosassoni
distese su poco più di 50 minuti. Per loro, con una line up rinnovata con il solo Andy unico membro originario sopravvissuto alla chitarra e voce, è anche un cambio di rotta rispetto ai precedenti
lavori garage-psych.
Il quartetto si presenta con Baltic Memories scartabellando tre anni di lavoro culminati con 9 brani non lineari riversati dalla locomotiva a vapore raffigurata in copertina. Un treno
rock il cui titolo del disco proviene da quello di un paese estone visitato qualche tempo fa, imprimendo un ricordo indelebile senza lasciarsi contaminare dalle sonorità di quelle parti.
Come capita con certi viaggi, accompagnati da playlist condivise tra un’escursione e l’altra in Estonia, ecco che in sala i The Selfish Cales hanno prodotto canzoni con rimandi a certe melodie e
cantati anni 70, assoli spaziali, ritmi quasi sudamericani (Kaspar Hauser), trascinandoci in un emozionante percorso musicale deliberatamente arioso, fantastico, che lascia spazio
all’immaginazione.
Disco per la maggior parte dettato dalla chitarra di Andy, con la cavalcata di tastiera in Beyond the Last Horizonche apre alla grande, c’è un comparto ritmico che sfodera brani solari,
elettrici, con cambi di tempo ed evoluzioni sonore degne di nota. Pur notando qualche pecca qua e là, non c’è dubbio che la voglia di suonare buona musica abbia portato questa band a produrre un
disco fuori dal comune, con un pezzo da novanta,Chestnut Maze, il loro primo singolo, che riassume in maniera vibrante il loro stile fuori dagli schemi moderni.
La scelta di percorrere questa strada non proprio commerciale ma ancora più artistica personalmente li ha posti un gradino o due sopra le precedenti esperienze musicali, il disco finisce con il
brano più intenso dal titolo You Can’t Sit With The Sabbath, che nei suoi 6 minuti di variazioni istrioniche lascia applaudire il lavoro fatto da questi quattro ragazzi, sperando trovino un po’
di spazio oltre le consuete scene musicali locali.
https://www.rockshock.it/recensione-the-selfish-cales-haapsalu/
Haapsalu è un piccolo paese dell’Estonia occidentale, sconosciuto ai più, ma divenuto fonte di ispirazione per i torinesi Selfish Cales, che hanno dato al loro terzo album proprio il nome della
cittadina baltica. Dopo diversi avvicendamenti nella formazione, dei membri originari è rimasto solo Andy Cale, leader spirituale di un progetto di stampo progressive/psichedelico, che attinge a
piene mani dagli anni sessanta e settanta per costruire un sound che non diventa mai copia pedissequa del rock che fu. In primo luogo, questo avviene perché i Selfish Cales dimostrano di sapersi
muovere agilmente fra diversi generi, dal prog più classico di “Beyond The Last Horizon”, esaltato da continue accelerazioni e brusche frenate, da frequenti cambi di ritmo e sporadici virtuosismi,
alla psichedelia deliziosamente acidula di “Kaspar Hauser” o alle sonorità più dilatate di “Winterfell”. “Haapsalu” si sviluppa in un’avvolgente atmosfera sixties/seventies e non concede mai spazio
alle declinazioni più moderne del rock: in alcuni passaggi (la titletrack ne è un esempio), l’album può portare alla mente alcune band anche attuali che si muovono su binari prog, come i Porcupine
Tree. Ma i Selfish Cales restano sostanzialmente ancorati ad alcune idee forti e ad una straordinaria tecnica individuale, che permette alla band di sciorinare un sound di grande qualità e,
contemporaneamente, mai stucchevole, evitando così l’accusa che spesso viene rivolta agli artisti d’ispirazione progressive. (Piergiuseppe Lippolis)
http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=6515&fbclid=IwAR0XaxkGm2EpVbvUH4rrhQpDjtxmxiQVvDqDoo06pUcnkrau084TxnfIWdU
Haapsalu è un paese dell’Estonia affacciato sul Mar Baltico e meta del viaggio che ha ispirato questo terzo lavoro dei torinesi The Selfish Cales, splendida realtà progressiva e psichedelica che con questo lavoro inizia un nuovo percorso sia per quanto riguarda il sound che gli interpreti, guidati dall’unico reduce della passata line up, Andy Cale.
Haapsalu è un album di rock progressivo che lascia spazio alla psichedelia, al blues e al glam di scuola Mark Bolan, lasciando poco al rock moderno a favore di un approccio ben saldo negli
anni sessanta e settanta.
Armonie acustiche, elettrizzanti chitarre hard rock e cambi tempo ed atmosfere ci accompagnano dal momento in cui il treno si ferma ad Haapsalu e noi vi si sale per affrontare questo viaggio tra il
rock progressivo d’alta scuola che inizia con Baltic Memories, brano che ci dà il benvenuto nel mondo dei The Selfish Cales.
Beyond The Last Horizon mette in risalto l’anima più progressiva del gruppo, giocando su molti cambi di ritmo e si colloca tra due gemme musicali come la title track e la splendida e sognante
Winterfell, brano acustico e progressivo che ricorda a tratti gli Yes.
Chestnut Maze è il singolo che ci porta verso la seconda metà dell’opera, che ha in Kaspar Hauzer uno dei momenti migliori, tra bellissime linee vocali e ritmiche progressive di grande
tecnica ed impatto.
Haapsalu si rivela un lavoro che amalgama con disinvoltura i generi citati, cullandoci con bellissime parti melodiche, armonizzazioni vocali e digressioni tecniche di altissimo livello, il tutto
con un’aura di magico rock progressivo di grande fattura.
Voto: 8,4
https://metaleyes.iyezine.com/the-selfish-cales-haapsalu/?fbclid=IwAR34PRMyNfld2kPyLq_Ssv7qOx6deAbx16DcotzDuLR65Fl-FG3RByziqlw
The Selfish Cales, named for front man Andy Cale, hail from Turin, Italy. Formed in 2010 through myspace.com, the band focuses on a retro sound that blends late 60s and early 70s flower child
rock, psychedelic, and funk. To be quite honest, this sounds like the kind of music some of my high school friends made in their bands back in the 70s. I think the opening track is related to the
album title. Haapsalu is apparently a city in Estonia. And the first track is titled “Baltic Memories.” It’s a song in, I believe, 12/8 time for a good part of it, before the heavy funky bass comes
in, keyboards getting jazzy, and the whole thing goes from listenable prog-like music to something out of the 70s suburban band scene. The production values add to that sense, in that it sounds like
it was recorded inside an empty high school gymnasium. This whole record reminds me somewhat of a lesser quality version of Ambrosia’s classic first album.
http://www.jerseybeat.com/paulsilver.html?fbclid=IwAR1zA4J8VMXZm7Y2_eFpFSDN2Rw8P0cVxFK9jltmugIqJ0WKmipBq2feOwM
La band torinese approda all’esordio discografico sulla lunga distanza con 9 brani autografi e un titolo che fa riferimento ad una piccola cittadina estone. Un ottimo mix di sonorità ispirate al
pop psichedelico dei 60’s ma con un approccio che punta deciso al primo album dei Cure “Three imaginary boys” (soprattutto in certe parti vocali). Il tutto in chiave attuale e con
ottimi arrangiamenti. Un buon disco.
https://www.radiocoop.it/th-selfish-cale-haapsalu/?fbclid=IwAR1hk5UX0NRvuGewJ1_aRwjc_v2Q3kSVcRR2XrfYeYEgrFCZFOb43-a-eaM